Buongiorno a tutti e bentornati, o benvenuti, alla rubrica Fatti letterari!
In occasione del mese dedicato alla bibliofilia e alle biblioteche, ho pensato potesse essere interessante indagare insieme questo intricato argomento; partiremo da una panoramica per aiutarci a inquadrare meglio l’argomento ma non allarmatevi, non ho nessuna intenzione di annoiarvi con inutili nozioni.
Iniziamo subito!
Sapete tutti qual’é la definizione corretta di Bilbioteca?
Ebbene, Biblioteca è un nome che sta a indicare uno spazio fisico al quale è delegata la responsabilità di conservare il patrimonio librario.
Immaginatevele come grandi depositi organizzati in cui viene comunemente raccolta la conoscenza; in questi spazi tutti i saperi trovano collocazione e dialogano tra di loro creando una rete di nozioni – potenzialmente infinita – a cui tutta la comunità ha libero accesso.
Assomigliano a veri e propri recipienti di idee, storie e vicende di tutti coloro che la vivono ogni giorno, potremmo dire che ognuna di esse rappresenta un universo nell’universo – in effetti, se siete abituati a frequentare questi luoghi totalmente distaccati dalla dimensione spazio-temporale, non potete negare di provare una strana sensazione di protezione, di isolamento rispetto all’esterno.
Le biblioteche contengono tutto il sapere che l’uomo consegna di generazione in generazione e questo è un concetto assolutamente fondamentale per comprendere perché esse siano state costituite in vecchi collegi o monasteri, simboli inequivocabili di esistenza imperitura e di forte potere politico-sociale. Ovviamente oggi non è più così, perché questi luoghi si trovano spesso in nuove strutture o in luoghi più datati ormai completamente spogliati della loro aura spirituale; a dire il vero oggi, le biblioteche non ricoprono nemmeno più l’importanza che avevano quando ancora non esisteva internet e l’informazione – in qualsiasi lingua la si desideri – a portata di click.
In più, con il passare del tempo e le tante vicissitudini legate a guerre tra potere temporale e potere religioso – di cui non sto certo a parlare in questa sede – il patrimonio librario legato alla Chiesa inizia a essere smistato tra biblioteche private più piccole e appartenenti a ricchi uomini di cultura – penso per esempio alla famiglia Medici, ai Motefeltro, a Boccaccio o a Dante.
Questo processo viene agevolato con il passare del tempo dall’introduzione della stampa a caratteri mobili e dalla realizzazione di volumi con una dimensione più piccola e meno costosa rispetto al precedente: nasce e si diffonde il formato in ottavo, il tascabile, per intenderci.
Ci troviamo all’incirca nella seconda metà del Quattrocento quando una bislacca figura di intellettuale inizia a fare capolino nelle piccole botteghe librarie, un soggetto in grado di affascinare nel tempo scrittori e pittori: il bibliofilo.
Questo strano intellettuale è un vero e proprio cultore del bello e, in particolare, del prezioso oggetto-libro; ne conosce ogni singola caratteristica, lo analizza, lo annusa, ne ricerca una particolare edizione ed è disposto a tutto pur di ottenere quella particolare copia stampata in quell’anno specifico e rilegato in quella particolare bottega.
Con il trascorrere del tempo e dei secoli, il bibliofilo muta se stesso nell’’evolversi della società intorno a lui arrivando a diffondersi –come figura di intellettuale – anche tra gli strati più bassi della scala sociale.
Infatti, ad oggi, chiunque abbia una forte passione e una piccola somma da parte, può permettersi un po’ più di attenzione nell’acquistare e ricercare una specifica edizione. Per essere bibliofili non bisogna necessariamente disporre di un ingente capitale per poter acquistare libri particolarmente costosi e ricercati, è possibile anche moderare i nostri acquisti e fare scelte meno ambiziose ma non per questo meno importanti.
Ma ritorniamo alle nostre biblioteche.
Poco alla volta, a partire dal secondo dopoguerra, la figura del bibliotecario assume sempre più importanza e anche le università iniziano ad accorgersi dell’importanza di formare figure competenti; nascono così degli specifici percorsi di studio dedicati a discipline come la biblioteconomia e la bibliografia.
Successivamente, negli anni Settanta del Novecento, gli enti pubblici iniziano a promuovere dei programmi di pubblica lettura che portano a un maggior afflusso di persone all’interno delle biblioteche già esistenti, la nascita di nuove strutture e la realizzazione di una rete di collegamento tra tutte le biblioteche del territorio nazionale per far fronte a una richiesta sempre maggiore di libri.
Siamo infine giunti ai giorni nostri e mi scuserete se non mi dilungherò oltre poiché il discorso andrebbe via via articolandosi sempre di più rischiando di creare una gran confusione.
E io non voglio che accada questo anzi, intendo raccontarvi fatti importanti e aneddoti curiosi legati a questo affascinante mondo.
Per il momento dunque prendetevi il tempo per riflettere su tutto quello di cui abbiamo parlato in questo primo incontro, nel frattempo, io andrò a preparare il prossimo appuntamento in cui, a farla da protagonista, non saranno i libri bensì un ladro di libri davvero sui generis.
A presto!
Noemi Veneziani