Restando in tema di libri e del curioso rapporto che l’essere umano riesce a instaurare con questi preziosi oggetti, ho pensato di raccontarvi un altro interessante fatto di cronaca che è riuscito a smuovere una città e un’intera comunità di librai o appassionati del libro desiderosi di dare il proprio sostegno.
Siamo nella notte tra il 25 e il 26 gennaio del 1904, quando alte fiamme iniziano a lambire le preziose stanze della Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino; probabilmente un incidente dovuto a una perdita nelle caldaie posizionate nei locali del sottotetto destinati ai custodi.
Poco importa da dove provengono le fiamme perché codici manoscritti e importanti volumi stanno lottando con tutte le loro forze contro l’avidità del fuoco.
Alle sette del mattino arrivano finalmente i primi soccorritori che tentano di domare le fiamme con potenti getti d’acqua mentre, altre squadre iniziano ad addentrarsi nelle sale nel tentativo di salvare più volumi possibile; non è facile introdursi nell’aula dei manoscritti, la più colpita, a causa di una pesante porta d’acciaio che non sembra voler collaborare.
A incendio estinto, il bilancio delle perdite è spaventoso: 5 sale su 38 sono completamente distrutte e la maggior parte dei volumi di letteratura israeliana, italiana e francese sono ridotti a brandelli o, peggio, sono completamente polverizzati.
Quei pochi codici rimasti, con il fuoco, l’acqua di spegnimento, i repentini sbalzi di temperatura e l’urto subito nella caduta al suolo dalle alte finestre dei piani più alti dello stabile, contribuiscono alla perdita di pagine, gravi menomazioni e legature interamente distrutte.
A fine Ottocento la Biblioteca censisce un patrimonio pari 250.000 volumi, 4.200 manoscritti e 1.000 incunaboli. Dopo l’incendio registra la perdita di prestigiosi testi a stampa, numerosi incunaboli e circa 30.000 volumi di consultazione tra cui l’intero patrimonio librario appartenuto alla famiglia Savoia e donato alla Biblioteca dell’Università della città da Vittorio Amedeo II nel 1720 – anno di fondazione dell’intero complesso nato dalla fusione dei due patrimoni librari.
La popolazione di Torino sembra non volersi arrendere all’idea di aver perso gran parte del proprio bottino culturale e si adopera immediatamente per tentare di salvare il salvabile: cittadini, bibliotecari, bidelli delle scuole.
Tutti si rimboccano le maniche e iniziano a lavorare insieme per asciugare l’acqua rimasta dopo lo spegnimento dell’incendio, disinfestare l’intera struttura, organizzare magazzini di fortuna dove mettere ad asciugare i libri e ricoverare i codici più deteriorati presso i laboratori di restauro.
Nel frattempo squadre di esperti iniziano a censire tutti i volumi rimasti privi della firma di appartenenza.
Nel corso degli anni, facoltosi privati, case editrici e fondazioni culturali decidono di compiere importanti donazioni allo scopo di sopperire alla grande perdita subita.
Purtroppo, a causa dei due conflitti mondiali – durante la seconda guerra mondiale la Biblioteca viene bombardata registrando un’ulteriore perdita di volumi di prestigiosa stampa – e di numerose vicissitudini politiche e sociali che coinvolgono la città di Torino per tutto il secolo, i lavori di ristrutturazione e ricostruzione vanno decisamente a rilento arrivando a conclusione solo agli inizi degli anni 2000.
Libri e fuoco sono sempre stati legati da un filo invisibile e hanno sempre portato l’uomo a unirsi in gruppi per soccorrere tutti quegli inanimati volumi che rappresentano la vera fonte di conoscenza dell’intera umanità. Oggi abbiamo la rete internet, è vero, eppure abbiamo avuto la testimonianza di quanto sia ancora forte il senso di solidarietà che i libri accendono in noi come singoli individui portandoci a unirci in gruppi ben saldi e pronti a tutto pur di garantire l’esistenza della nostra conoscenza.
Io credo che i libri possano ancora creare sincere e forti alleanze.
Nonostante questo, abbiamo anche un’ampia selezione di interventi dolosi ai danni di libri e biblioteche, primi tra tutti, i numerosi roghi: dal più famoso incendio perpetrato a opera dei musulmani ai danni dell’imponente Biblioteca di Alessandria d’Egitto nel 642, passando per il Falò delle vanità voluto dal religioso Savonarola nel 1497, arrivando al rogo nazista del 1933 e ai più recenti incendi in Iraq.
Non solo incendi reali, fuoco e libri vengono infatti uniti anche nella letteratura: pensiamo ad esempio al capolavoro di Bradbury – Fahrenheit 451 – o alla spettacolare immagine di un’intera antica biblioteca avvolta completamente dalle fiamme nel famosissimo Il nome della Rosa di Umberto Eco.
Ancora una volta, in questa sede ho dovuto apportare inevitabili semplificazioni all’intera vicenda per ragioni di spazio ma, nel caso aveste la curiosità di indagare ulteriormente tutto il processo di ristrutturazione e riorganizzazione della Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino, vi invito a consultare il sito della biblioteca perché ripropone immagini, catasti e dati statistici molto interessanti.
Qualora invece dovesse stuzzicarvi l’argomento Roghi di libri nella storia dell’uomo, lasciate un piccolo commento – non si sa mai che possa venirne fuori un’intera sequenza dedicata.
Alla prossima puntata!
Noemi Veneziani