Tirando le fila di un lungo viaggio tra musica e libri
Che cosa significa essere cantautore?
È questo il quesito da cui abbiamo deciso di partire per raccontare la storia del cantautorato italiano dagli albori, negli anni Sessanta, a oggi e, grazie all’intervento di tre preziosi ospiti, abbiamo avuto la possibilità di acquisire una visione, seppur parziale, di quello che significa essere un cantautore nel XXI secolo.
Se ricordate, nel primo episodio uscito nel mese di aprile, abbiamo cercato di fare chiarezza attorno a questa mitica figura della musica italiana dandone una precisa definizione: il cantautore è colui che scrive, mette in musica e interpreta i propri brani.
Tuttavia, se si prende alla lettera questo assunto, tanti degli attori che agiscono al giorno d’oggi nel sovraffollato mondo della musica possono rientrare in questa categoria ma ciò che sembra fare la differenza tra un cantante e un cantautore – che un tempo si distinguevano per lo più per un diverso impegno sociale e politico – è la grinta con cui si sperimenta nella propria musica introducendo, accanto a sonorità più comuni e alla moda, tematiche insolite, fuori dagli schemi e lontane da quello che ci si aspetterebbe di trovare nelle canzoni che quotidianamente sentiamo passare in radio.
Oggi rispetto a quando la musica cantautorale muoveva i primi passi in una società in fermento politico, non è cambiato solo il messaggio nascosto tra le righe dei testi, è il modo stesso di fruire e sentire la musica ad essere mutato.
Grazie a programmi come Spotify o YouTube, chiunque ha la possibilità di accedere a un’offerta pressoché infinita di canzoni appartenenti a epoche e stili del tutto differenti.
Da una parte rimangono i Miti, quei grandi cantautori che, con la chitarra in mano, non hanno avuto paura di parlare di tematiche scomode dando vita a canzonette che ancora oggi cantiamo a squarcia gola nelle nostre case o tutti insieme stipati in uno spazio chiuso con un grande palco al centro mentre, dall’altra parte, guadagna sempre più terreno un tipo di musica intimistico e da accompagnamento allo svolgersi quotidiano della vita spesso costretta tra le mura di una casa o in piccoli gruppi che, solo in occasione di grandi eventi, accetta il contatto con gli altri tornando a formare una grande famiglia.
Sto parlando dei concerti, unici testimoni superstiti di una società e di un mondo che non avrebbe mai potuto fare a meno di cantare, con un’unica voce, il proprio dissenso e la propria speranza in un mondo diverso, forse in un mondo migliore.



Come ci hanno dimostrato i nostri ospiti, la figura del cantautore vive ancora oggi nonostante debba fare i conti con un panorama musicale sempre più attento alle nuove tendenze e alla continua ricerca di sonorità che meglio si adattino all’ambiente circostante in cui, tuttavia, continuano a vivere anche artisti che si divertono a sperimentare con le parole e con i soggetti delle loro canzoni andando a inserire nelle composizioni tematiche già trattate ma agghindate di una nuova veste.
Questi forse sono i veri cantautori di oggi; coloro che non temono di rischiare nel dare in pasto al pubblico una musica che non deve essere divorata voracemente bensì ascoltata, con le orecchie e con il cuore, lasciando spazio alla melodia che ci colpisce immediatamente e alle parole che, timide, stentano ad arrivare al nostro orecchio ormai poco allenato a fermarsi e ascoltare.
Direi che, se interpretiamo così quest’arte, allora credo che la musica creata da Pierpaolo Mingolla, Davide Sereni e Vittoriano Borrelli sia un ottimo esempio di ciò che significa essere un cantautore nel XXI secolo.
Dalle loro voci traspare forse un segreto: per riuscire a sentirsi parte di questa nostra storia fatta di musica e di parole è necessario non smettere mai di tentare di esprimere le proprie emozioni, di raccontare la contemporaneità e, se volete, di cercare di adattarsi ai tempi che cambiano senza mai tradire se stessi.
In tutto questo: che fine ha fatto la scrittura?
Inutile dire che quest’ultima è parte integrante della loro vita perché, passando attraverso le parole, essi riescono a esprimere il loro lato più intimo, a condividere le proprie riflessioni e le proprie esperienze.
Ciò che io ho imparato da questo lungo viaggio credo che possa riassumersi così: nel mondo in cui viviamo e che è in costante cambiamento, il nostro presente ci si deve abituare, senza rammarico e nostalgia nei confronti dei tempi passati, a percepire la dimensione culturale e artistica come un unico universo composto da tante sotto categorie che, in un modo o nell’altro, concorrono tutte, in egual misura, alla creazione di un solo organismo che vive e cambia esattamente come tutti gli esseri viventi che lo abitano.
I cantautori di oggi, pur avendo sempre presente i Miti, devono sapersi adattare alle nuove tendenze e alle nuove esigenze di un pubblico sempre più vasto e sempre più informato.
Nello stesso modo, il mondo dell’editoria deve evolvere e anche poeti e romanzieri affezionati alla carta devono fare i conti con i nuovi arrivati in digitale stringendo con essi un duraturo accordo per una pacifica convivenza.
Ringrazio dunque i nostri autori-cantautori per essersi prestati con la loro musica e la loro scrittura come guida attraverso un sentiero impervio e in continuo mutamento alla scoperta di un mondo che, forse, rimane ancora un po’ sconosciuto a chi, come me, è rimasto affezionato a quegli intramontabili Miti.
Noemi Veneziani
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Cantautori di ieri e di oggi – Introduzione alla figura del cantautore
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