Parlare di lui, del protagonista del Natale, potrebbe sembrare una semplice impresa eppure, le sue radici affondano così tanto indietro nella storia dell’uomo che, come vedrete, riuscire a raccontarvene la vicenda sarà più complicato di quanto ci si possa aspettare.
Ma noi tenteremo ugualmente l’impresa!
Dovete sapere che, come tante delle usanze che noi conserviamo ancora oggi, quella dell’Albero addobbato è un retaggio di antichissimi riti pagani legati al ciclo della Natura e alla celebrazione del solstizio invernale, ossia, del passaggio tra la notte più lunga dell’anno e la lenta rinascita verso giornate più calde e illuminate.
Nelle fredde regioni del Nord, le popolazioni vichinghe, erano solite celebrare riti propiziatori nella settimana precedente e successiva alla lunga notte per auspicare un rapido ritorno della bella stagione e, per vedere realizzarsi le loro speranze, essi credevano che l’abete rosso – particolarmente diffuso in quelle zone, nonché presunto possessore di doti magiche dovute alla sua immutabile figura durante l’intero ciclo delle stagioni – potesse fare da intermediario con i potenti dei.
Per questo motivo, alberi di abete venivano tagliati e portati a casa per poi essere decorati con frutti in memoria della fertilità che la primavera avrebbe ridato alla terra.
Una pratica molto simile la ritroviamo anche tra le popolazioni romane, le quali usavano festeggiare le Calende di gennaio addobbando le proprie dimore con ramoscelli di pino riccamente decorati.
Dati i presupposti, non vi sarà dunque difficile comprendere l’inevitabile associazione che si andava delineando nel corso dei secoli tra l’abete sempreverde e la magia associata alla divinità onnipotente; nel corso del tempo, la vicinanza di queste due qualità, ha ovviamente portato all’identificazione degli abeti come rappresentazione terrena del mistico giardino dell’Eden descritto, nelle sacre scritture, come un ampio spazio verde in cui trovano spazio un’infinita varietà di alberi di diversa specie.
Come potete immaginare, sono davvero numerose le leggende di cui si narra ancora oggi.
Una di queste viene ricordato che, probabilmente, fu Gesù a donare all’abete la proprietà di essere sempreverde per ringraziarlo di averlo protetto da nemici durante una fuga mentre, in un’altra viene raccontata la storia di un giovane fanciullo che decide di recarsi nel bosco alla ricerca di un po’ di legna da ardere. Ma è la Vigilia di Natale e la neve cade copiosa sul freddo terreno ricoprendolo interamente di un soffice tappeto bianco e il giovane perse inevitabilmente la via di casa.
Così, non sapendo più come tornare indietro, decise di ripararsi sotto le ampie fronde di un grande abete poco distante da lui. Poi, al risveglio, la mattina successiva, egli rimane incantato di fronte alla vista del grande albero interamente ricoperto di neve e sul cui manto rifletteva la fioca luce del sole regalando all’incredulo astante un meraviglioso spettacolo di luccichii e baluginii.
Preoccupati per la lunga assenza del giovane, quella stessa mattina, alcuni compaesani si erano addentrati nel bosco per cercarlo e, quando arrivarono al cospetto dell’imponente abete, rimasero a bocca aperta nel vedere un simile spettacolo.
Dopo quell’episodio, gli abitanti del villaggio iniziarono a portare piccoli abeti all’interno delle proprie abitazioni per decorarli nel tentativo di riprodurre una simile meraviglia.
Un’altra leggenda racconta che centinaia di anni fa, fu il monaco Bonifacio ad aver utilizzato, per primo, l’abete per insegnare ai fedeli analfabeti la vita di Cristo, dimostrando come l’uno quanto l’altro fossero composti da tre dimensioni o facce: un triangolo equilatero, l’abete e Padre, Figlio e Spirito Santo a incarnazione dell’essenza trina di Dio.
Alcuni raccontano ancora che fu Martin Lutero il primo uomo a portare un abete nella propria abitazione come simbolo della presenza di Dio sulla terra – ornato con tanto di candele che avrebbero dovuto rappresentare la luce della divinità incarnata.
Si racconta che, nella notte del 24 dicembre, dopo aver celebrato la messa, Lutero si stava recando alla propria abitazione quando fu catturato dal baluginio creato dalla neve che ricopriva copiosa campi e abeti; in essa egli lesse una testimonianza della divinità scesa tra gli uomini.
Prima che l’albero di Natale facesse la sua apparizione “ufficiale” all’interno delle popolazioni di area tedesca, si iniziò anche a raccontare di un gioco medioevale, celebrato proprio il 24 dicembre, in cui venivano riempite le piazze e le chiese di alberi da frutta per ricreare l’immagine del Paradiso: veniva chiamato il Gioco di Adamo ed Eva.
Con il passare dei secoli, la tradizione di addobbare un grande abete in ogni villaggio si diffuse a macchia d’olio su tutto il territorio tedesco arrivando persino, pensate, a portare i suddetti villaggi, a contendersi il primato di città natia del vero Albero di Natale.
Nonostante si possano trovare tracce della pratica di queste usanze a Basilea, in Svizzera, già a partire dal XIII secolo, nel 1441, a Tallin in Estonia, venne eretto un grande abete nella Piazza del Municipio attorno al quale scapoli, sia maschi che femmine, ballavano in un girotondo alla ricerca dell’anima gemella.
Nel 1570 a Brema, in Germania, si trovano tracce di numerose cronache che parlano di alberi decorati con mele, noci, datteri e fiori di carta, mentre a Riga, in Lettonia, è stata realizzata una targa scritta in otto lingue che racconta del primo albero eretto nel capodanno del 1510.
In più esistono numerose cronache alsaziane che parlano di abeti decorati a festa – dannenbaum in antico tedesco – presenti su tutto il territorio durante il periodo natalizio.
Fino a questo momento, se escludiamo le leggende di cui abbiamo raccontato poco sopra, la storia ci riporta la presenza di grandi abeti addobbati in piazze, sagrati di chiese o altri luoghi pubblici perché fu solo nel XVII secolo che si iniziò effettivamente a portare questa usanza nelle singole famiglie così che, ognuna di esse, potesse costruirsi il proprio albero di Natale.
Nel corso dei secoli, furono due i momenti più importanti che segnarono l’ufficiale ingresso dell’Albero di natale nel folklore tedesco: la sua comparsa nell’opera I dolori del giovane Werther di Goethe, e il diffondersi di una ben nota canzoncina dedicata al tannenbaum, rimasta tutt’oggi nel repertorio di quei luoghi.
Nel 1816, un maestoso albero di Natale fece la sua comparsa a Vienna per volere della principessa Henrietta von Nassau-Weilburg ma fu solamente dopo in Congresso di Vienna del 1830 che questa tradizione iniziò a diffondersi anche oltre le fredde e protestanti regioni a nord del Reno.
Nel 1840, ecco comparire un grande l’Albero di Natale anche alla corte francese della contessa Orléans mentre, nel Regno Britannico, governato dalla Regina Vittoria, l’usanza venne introdotta dal marito, Alberto di sassonia, per poi diffondersi, oltre che in tutta l’isola, anche nelle colonie inglesi del Nord America – luogo in cui, per altro, sul finire del secolo XIX, vennero impiegate, per la prima, volta illuminazioni elettriche – al posto delle più pericolose candele utilizzate tuttavia da tempo immemore – come addobbo al grande albero della Casa Bianca.
In Italia, l’abete natalizio, venne presentato per la prima volta al Quirinale per volere della Regina Margherita nella seconda metà del XIX secolo.
Con l’inizio del nuovo secolo, il Novecento e, in particolare a partire dal secondo dopoguerra, la commercializzazione dell’abete natalizio assunse dimensioni assai elevate dando vita a una vera e propria industria dell’addobbo natalizio.
Anche per oggi siamo giunti alla fine di questa breve sequenza dicembrina.
Spero di avervi piacevolmente accompagnati sul cammino che ci condurrà al magico giorno del Natale e vi auguro di trascorrere in allegria questo momento di festa!
Buon Natale!
Noemi Veneziani