Anteprima non editata #1 |
Prima di dormire, Laura decise di leggere qualche pagina del romanzo che aveva iniziato da qualche giorno. Era il suo modo di rilassarsi, di fuggire dalla realtà e alle preoccupazioni che l’attanagliavano. Quella sera, però, non sembrava proprio riuscirci.
Aveva appena compiuto ventitré anni e stava per concludere una fase importante della sua vita. Erano già passati tre anni da quando venne ammessa École internationale de théâtre Jacques Lecoq ’una prestigiosa scuola di recitazione di Parigi. Stava per debuttare come attrice ed era determinata a fare del suo meglio, ma la paura di non farcela, di non essere abbastanza pronta, l’assaliva costantemente.
Il tempo era trascorso troppo velocemente, come un bellissimo sogno dal quale non voleva svegliarsi.
In quel momento le sembrava di essere divisa in due: con gli occhi scorreva le frasi stampate sulle pagine bianche e con la mente si lasciava catapultare indietro nel tempo. Si sentiva incapace di cogliere il senso di ciò che leggeva, come se avesse perduto il senno. Un potente e maestoso tsunami di ricordi la travolse, facendola immergere in un mare di sensazioni, di vibrazioni. Le ritornò alla mente quella giornata di fine primavera, a ridosso della chiusura estiva della scuola, quando una sua amica la invitò a partecipare a uno spettacolo teatrale.
Aveva assistito ad altre rappresentazioni: dalla tragedia greca alla commedia dell’arte, ma quella volta fu diverso, forse perché a recitare erano i suoi compagni, i suoi coetanei. Ne rimase tanto colpita. Fu come se una scintilla le si fosse accesa dentro, rovente come il fuoco, potente come l’onda che si alza fiera dall’oceano, tanto che l’anno successivo decise di iscriversi al corso organizzato dalla scuola. Desiderava fortemente imparare a recitare.
Chiuse gli occhi, in fase di raccoglimento, tentando vanamente di non assecondare quelle immagini invadenti. Non ci riuscì. Le sembrò, anzi, di avvertire lo scricchiolio del parquet sotto i suoi piedi, lo stesso udito la prima volta che era salita sul palcoscenico. Era ancora viva quella sensazione d’onnipotenza provata, il suo sentirsi alla stregua di una divinità.
Finite le scuole, decise di impegnarsi a realizzare ciò che desiderava: avrebbe fatto l’attrice, non poteva fare altro. Esternamente appariva una ragazza esile e minuta, schiva e silenziosa, ma nascondeva in quell’involucro delicato e diafano un grande sogno. Era animata da febbrile incoscienza, come tutti i ragazzi della sua età.
I suoi genitori cercarono di dissuaderla severamente, di riportarla più volte alla realtà. Non possedevano grandi mezzi economici, erano piuttosto umili e pur volendo, non potevano aiutarla e sostenerla in ciò che desiderava fare. Avevano paura che si perdesse, sprecasse tempo dietro vane chimere. La loro figlia era sempre stata molto brava a scuola, si era distinta dai suoi compagni concludendo con successo gli studi liceali; per questo desideravano per lei una carriera redditizia e stabile, volevano che proseguisse gli studi e che scegliesse un indirizzo adeguato alla ricerca di un lavoro ̔serio̓.
L’ottimismo di Laura fu più forte: decise di andarsene da casa, fuggire dalla realistica saggezza di suo padre e sua madre. Volò via dalla provincia romana, dall’Italia, via da chi tentava di trattenerla, impedendole di realizzare i suoi sogni.
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Anteprima non editata #2 |
Aveva sempre amato Parigi e con i suoi risparmi, frutto del lavoro estivo di cameriera, iniziò l’avventura nella città del suo cuore.
Se ne era andata con pochi spiccioli in tasca, tanto pochi da bastarle a malapena per lo stretto necessario. Sapeva di poter contare solo sulle sue forze, ma era pronta a lottare. Non aveva avuto grossi problemi con la lingua; si impegnava costantemente per eliminare l’accento italiano.
Fortunatamente i primi mesi riuscì a trovare lavori saltuari per pagarsi un modestissimo affitto, mentre partecipava ai provini per diverse compagnie teatrali. Con cieco entusiasmo, provò a sostenere anche il difficile provino per l’École internationale de théâtre Jacques Lecoq ’.
Non avrebbe mai dimenticato quei momenti, erano incastonati nella sua memoria come intarsi preziosi. In un lampo le sovvennero immagini chiare e distinte, una in particolare: prima di entrare in scena, aveva preso il foulard color vermiglio che portava sempre con sé, lo considerava il suo portafortuna, e lo aveva legato tra i capelli.
Aveva recitato la parte assegnata con tutta la passione e la grinta che aveva, anche se la paura e l’agitazione non la lasciavano in pace. Con enorme sorpresa, era riuscita a vincere l’audizione, e le era stata data la possibilità di frequentare la scuola e iniziare così una meravigliosa avventura durata tre anni.
Prese coraggio, chiuse il libro e lo poggiò sul comò a fianco al letto.
Non aveva senso continuare a leggere, non riusciva a lasciarsi andare, a lasciarsi catturare dalla trama che vanamente cercava di farsi spazio tra le pagine porose.
Erano più potenti i suoi pensieri, i suoi ricordi.
Si sistemò sotto le coperte e provò a dormire. Forse quella era l’unica soluzione che avrebbe potuta salvarla da se stessa, dalle mille preoccupazioni, dalla paura per il futuro che aveva davanti e che le sembrava irto e pieno di sfide.
Cedette via via al torpore, alla stanchezza. La sua mente si stava per spegnere, fondendosi con l’abbraccio risanatore del sonno.
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