– I coccodrIllI volantI-
1.
“Asuf, Asuf, dammi la mano, non preoccuparti!”
Così gli disse Babu, il suo amico d’infanzia, amico di gioco
e non solo. Asuf era il suo amico del cuore, un ragazzino dodi-
cenne che scappava dalla guerra in Nigeria per cercare pace nel
suo cuore e una vita migliore insieme al suo amico. Circa tre
anni prima, mentre era alla ricerca di qualcosa da mangiare in-
sieme a Babu, guardò all’improvviso per terra: ricoperta par-
zialmente dalla sabbia, una cartolina. Asuf dapprima rimase
esterrefatto, quasi incredulo: pensava che quella visione fosse
dovuta al caldo intenso, forse ad un’insolazione!
Si chinò per prenderla, mentre Babu era lì immobile, in uno
stato di totale indifferenza, forse pensava ad una trovata pubbli-
citaria. Ma Asuf la raccolse e pulendola accuratamente scoprì
che vi era raffigurata un’immagine accompagnata da una scrit-
ta: ITALIA, SALUTI.
“Sai dov’è l’Italia?” chiese Asuf.
“Boh, non saprei, forse dopo le montagne, dove il cielo tocca
la terra!”
Asuf la guardava e la riguardava rigirandola, poi disse:
“Forse dovremmo andarci, questa foto sembra bella!” Babu
lo guardò con aria circospetta e gli disse: “Asuf, forse non lo
sai che dietro le montagne ci sono i coccodrilli che volano?”
“Coccodrilli che volano?” chiese Asuf con aria perplessa.
“Mio papà mi diceva che dietro le montagne ci sono diversi
coccodrilli che volano e hanno tanta fame! Fanno tanto rumo-
re! E poi sono velocissimi!”
Eppure, nella mente di Asuf c’era qualcosa che non tornava!
Troppo strano, si chiedeva come fosse stato possibile scattare
quella bella fotografia se c’erano davvero questi coccodrilli. E
poi come mai era lì?
Quella sera Asuf non dormì, sognava quel Paese, lì, oltre
quelle montagne! Pensava a sua mamma con dodici figli, lui quinto, orfano di padre ucciso dai miliziani jihadisti; insieme
con i suoi fratelli e sorelle la mattina percorreva 6 km per cer-
care l’acqua, che in molti casi era inquinata a causa dei notevo-
li batteri. Asuf era un sognatore, uno che amava volare; rima-
neva ore ed ore con il naso all’insù sognando di volare come un
qualsiasi uccello; non gli interessava essere un gabbiano o un
colibrì, ma volare!
L’indomani, Asuf andò da Babu e gli chiese nuovamente
della cartolina, se aveva pensato ad un viaggio in Italia, lonta-
no, oltre le montagne.
“Asuf, basta! Non ti riconosco più! Sempre l’Italia, ma cosa
avrà questo Paese? E poi ti ricordo che lì i coccodrilli volanti
fanno sul serio! Piuttosto andiamo a prendere l’acqua che è
ora”. Babu, più risoluto di Asuf, era orfano e solo, aveva perso
i suoi genitori su una mina lasciata da qualche esercito di pas-
saggio. Dormiva in diversi posti, ora sugli alberi ora per terra;
non sognava, né voleva farlo; la vita era stata cattiva con lui.
Non pensava al domani, esisteva solo il presente.
Camminarono per circa 5 km, tra la polvere ed il vento, lì in
quel posto che solo le mosche trovavano idilliaco. Ogni tanto
vedevano dei cartelli con la scritta “Pericolo, zona minata” ma
loro ormai non ci badavano; più della metà dei lori compagni
era mutilata, costretta a vivere intorno ad un campo base dove
c’erano dei medici con speciali vestiti bianchi pieni di magia,
così Babu ne parlava con Asuf. Quel giorno Asuf decise di fare
un giro più lungo, perché voleva andare a trovare l’uomo bian-
co, lo stregone buono! Così si avvicinarono ad una tenda e tro-
varono il loro amico Giacomo, un dottore piuttosto giovane e
anche simpatico! Asuf si avvicinò e gli mostrò la cartolina
“Bella! Dove l’hai trovata?”
“Ieri, mentre tornavamo a casa. Che Paese è?”
“Questa sembra Napoli, ne hai mai sentito parlare?”
“No, ma è tanto lontana da qui?”
“Abbastanza, io ci sono stato!
Fanno un piatto famoso in tut-
to il mondo: si chiama Pizza ed è buonissima!”
Asuf guardava Babu e rideva, sapeva che c’era qualcosa di
buono in quella cartolina.
“Come possiamo arrivare a Napoli? Dicono che i coccodrilli
volanti sono veloci e pericolosi?” Continuò Asuf.
“Coccodrilli volanti? Ma che dici?”
“Sì, Babu così mi ha detto, sono molto pericolosi!”
“Ma no! Non esistono coccodrilli volanti! Solo che è tanto
lontano”.
Asuf guardava Giacomo e già pensava a come poter andare
in Italia, a Napoli.
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