Anteprima non editata |
Con la mano cerco la combinazione giusta per spegnere la sveglia. Non è ancora il momento di aprire gli occhi Freddie, dammi tregua altri 10 minuti. La pizza di ieri sera si è fatta sentire per tutta la notte. Non ho più l’età per mangiarne un’intera senza le dovute precauzioni. O per lo meno, potrei evitare di ordinare una quattro formaggi con salame piccante, annaffiando il tutto con una rossa da mezzo. A volte, mi sembra di avere ancora 20 anni, quando potevo ingurgitare tutto ciò che il mio stomaco bramasse, agli orari che volevo e svegliarmi tranquillamente la mattina presto senza ripercussioni.
Prendo il telefono per vedere che ore sono e controllare se ci sono notizie dal mondo esterno. Nessuna chiamata, nessuna notifica. Di solito, manda sempre un messaggio per farci sapere quando è rientrata da lavoro. Sarà rimasta fuori con qualche collega, è ancora giovane del resto. Non perché si trova dall’altra parte dell’Italia deve essere successo per forza qualcosa di brutto. Per sicurezza però, controllo anche il telefono di Anna, magari ha scritto a lei. Con un colpo di reni, mi costringo a lasciare il mio bozzolo fatto di coperte e dolce tepore per andare alla ricerca del telefono. Nemmeno il tempo di avvicinarmi al suo comodino che mi dice “Non controllare proprio. Non mi ha scritto.” Come un bambino scoperto in flagrante intento a prendere un biscotto, indietreggio con passo troppo pesante, tanto ormai è sveglia, e mi dirigo in bagno.
‘ Sicuramente ’, penso, ‘ si sarà vista con Sara, me la nomina spesso ‘
Ma anche se fosse così, perché non dovrebbe scrivermi? Avrà dimenticato il telefono in macchina? L’avrà perso? Gliel’avranno rubato? E se l’avessero rapinata e fatta del male e fosse ricoverata in ospedale con nessuno ad assisterla?
Una botta di acqua gelata cancella questi pensieri ma non il malessere creato. Con un nodo in gola, porto le mie preoccupazioni a fare colazione. Stacco dalla carica la sigaretta e accendo la macchinetta del caffè così da dare tempo all’acqua al suo interno di portarsi a temperatura ottimale. Spalmo un po’ di marmellata sulle fette biscottate e preparo quindi il caffè. Con un po’ di colpi di sigaretta, la cucina sembra una riproduzione in scala della bassa pianura modenese, tant’è che mia moglie, entrando dice
“C’è la nebbia qui.”
Le porgo una fetta biscottata che addenta senza ritegno, baciandomi con qualche briciola attaccata alle labbra.
“Ti ha chiamata?”
“Ancora no” risponde “non stare troppo a preoccuparti, non è più una bambina.”
Ci crede a quello che dice, ma il suo sguardo fa intendere tutt’altro. Credo che, durante la notte, più di una volta abbia cercato notizie dal suo telefono, invano.
Si accomoda sulla sedia e accende la tv. Cerca una qualunque cosa che la distragga dai suoi pensieri. La trova ma non la guarda veramente, non ascolta ciò che il giornalista dice.
“L’indice della borsa di Tokyo perde lo 0.35 punti percentuale, mantenendo il trend negativo di questi ultimi giorni.”
È rimasta con l’ultimo pezzo di fetta biscottata in mano, con la marmellata che ormai le ha inzaccherato le dita. Le porgo il caffè e un fazzolettino e mi sento dire un’appena accennato “Grazie.” Credo che stia aspettando le notizie di cronaca, anche se dallo sguardo ho l’impressione che le notizie se le sia fatte da sé.
“Donna rapinata mentre ritornava a casa da lavoro. È successo questa notte. Le sono state portate via borsa, telefono, scarpe, dignità, effetti personali e amore verso il prossimo. La testimonianza della donna: ‘ erano almeno in tre, tutti verdi e con sole quattro dita affusolate.’ Sarà per questo che non ha potuto mandare il consueto messaggio ai propri genitori.”
Il primo sorso di caffè la riporta tra noi, esseri dotati di cognizione e pollici opponibili. Lo sa da sé che i suoi pensieri sono privi di fondamento, ma il cuore di mamma va più veloce della banale logica.
Abbiamo cresciuto una donna forte e indipendente, come lei del resto, ne è consapevole. Non dovrebbe essere motivo di preoccupazione se non si è fatta viva finora. Sta cercando di trovare i suoi spazi nel trantran frenetico di una grande città e di una nuova vita, una qualsivoglia routine che la aiuti a vivere meglio questa nuova situazione, lontana dagli affetti dei suoi cari. Non possiamo cedere alla tentazione di chiamarla per magari metterla inutilmente in agitazione, non vogliamo insinuarle il dubbio di aver preso, in totale autonomia, una scelta sbagliata, lasciando giù i suoi genitori. Il nostro stato d’animo non può andare a influenzare ciò che di buono sta costruendo per il suo futuro, non ha bisogno di ulteriori pensieri che vadano ad aggiungersi con le preoccupazioni che possono nascere in questa nuova situazione. Per questo teniamo duro, non assecondando i nostri istinti primordiali ma rimanendo ben fissi al terreno, tenendo salda la terra sotto ai nostri piedi, come dei maestosi mandorli in fiore, per quando ci saranno momenti bui, in modo da darle un appiglio fermo e sicuro, delle fronde sotto cui riposare il corpo e dei coloratissimi fiori da ammirare per rinfrancare lo spirito.
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