Anteprima non editata |
CAPITOLO 1: SILENCE
Jasper si svegliò completamente sudato, nel suo letto, nella sua camera. Il suo cuore aveva saltato un battito, come ogni volta che faceva quel maledetto sogno.
Mikaela si lamentò di fianco a lui, passata dal sonno alla semi-coscienza a causa del suo risveglio improvviso.
Mikaela era sua sorella. Lei aveva 14 anni, due meno di lui, lunghi capelli lisci e castani e occhi verdi. Si assomigliavano molto, con la differenza che il taglio di capelli di Jasper, corti e normali, lo rendeva decisamente… normale. Normale e invisibile. Lei voleva invece apparire, voleva mostrare a tutti quanto era carina, simpatica, solare. Una vera peste.
Difficile credere che quella creatura docile che dormiva nel suo letto fosse davvero quel mostro mangiabambini che diventava allo spuntare del giorno.
Anche Mikaela aveva gli incubi. A Jasper non era dato sapere quali. Lei con "quello sfigato di suo fratello" non parlava.
Però si rifugiava nel suo letto, come quando erano piccoli, a patto che lui non dicesse niente. Era un patto silenzioso, scritto di comune accordo nella testa di entrambi: io non ti chiedo niente e tu non mi sbrani.
Rispettando il patto silenzioso, lui la scosse piano, affettuosamente, per svegliarla. Voleva bene a quel mostriciattolo mangiabambini, le voleva un mondo di bene; anche se lei non lo sapeva, lui avrebbe fatto qualsiasi cosa per lei.
E il mostriciattolo si svegliò, gli occhi che passavano dall'oblio del sonno, alla chiarezza del risveglio, all'odio intenso diretto verso Jasper.
Miki si alzò in silenzio, raccolse il cellulare, lanciò un ultimo sguardo che nel linguaggio universale degli adolescenti voleva dire "guai-a-te-se-provi-ad-aprire-bocca" e lasciò la stanza nella sua camicia da notte rosa confetto.
Jasper non si era aspettato niente di diverso, era così da anni, e niente sembrava poter cambiare di qui a poco. Oltretutto l'adolescenza aveva peggiorato tutto, inasprendo il loro rapporto fino all'esasperazione.
Ma oggi si ripartiva: nuovo giorno, nuovo anno di scuola, e quest'anno sua sorella sarebbe stata nella sua stessa scuola. Lei non lo avrebbe mai perdonato per questo.
Jasper indossò i primi vestiti buoni che trovò nell'armadio. Vestiti di un paio di mode precedenti, abbastanza alla moda da non sembrare sciatto, abbastanza vecchi da essere costati poco, insomma l'intermedio adatto per passare inosservato. Presa la borsa aspettò la sorella mangiando una brioche di quelle confezionate, adatte alla vita invisibile che si era ritagliato in quell'angolo di mondo, e l'accompagnò al suo primo giorno nella non-così-prestigiosa High School di Middelton. Il rigoroso silenzio e irritazione sembravano pervadere quel dolce mostriciattolo decorato come una bambola, che sembrava gridare al mondo "sono buona da mangiare!", ma Jasper poteva vedere i tentacoli uscire dalle sue maniche.
Per essere pignoli, bisogna precisare che era solo una metafora. Sua sorella non era dotata di alcun superpotere, per sua fortuna; nessuna deformazione deturpava le sue linee – ahimè – femminili, e la maggior parte del mondo l'avrebbe conosciuta solo come quella candida caramella che si sforzava di sembrare.
Jasper le augurò mentalmente il meglio per questa nuova esperienza, le augurò di fare facilmente nuove amicizie, anche se non aveva dubbio sul fatto che ci sarebbe riuscita. E augurò a se stesso un nuovo anno di mediocrità.
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Giulia –
Recensione per Superheroes
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