Un mondo sconosciuto che dobbiamo preservare
Dopo aver tanto parlato delle piante in termini di Nazione e in qualità di elementi fondamentali per il mantenimento della vita sulla terra, credo sia giunto il momento di indagare più da vicino un altro aspetto che ritengo essere tanto interessante quanto poco conosciuto: l’impollinazione.
Innanzitutto, dovete sapere che le piante, esattamente come gli animali, sono dotate di organi sessuali, i fiori, che permettono loro di far progredire la propria specie.
Il processo che segna questo particolare momento, in botanica, viene definito impollinazione: durante questa fase, i pollini si staccano dalla parte maschile, costituita dagli stami, per andare a depositarsi nella cavità femminile, lo stigma, e poi scendere fino agli ovuli ben custoditi all’interno dell’ovario.
Con questo breve articolo tenterò di spiegarvi come avviene, in natura, questo importante processo di cui è fondamentale comprenderne le dinamiche nel momento in cui si sta compiendo quella che abbiamo precedentemente definito una “Rivoluzione copernicana” del nostro punto di vista animale nei confronti della natura che ci circonda.
Quest’atto avviene ogni primavera, proprio lì, sotto i nostri occhi ma spesso fatichiamo a rendercene conto e non ci soffermiamo ad ammirarlo, a contemplarlo in rispettoso silenzio, incantati di fronte a tanta meraviglia.
Noi esseri umani abbiamo, da sempre, la presunzione di ritenerci migliori rispetto alla natura ma, con questi miei interventi, spero di essere riuscita a farvi comprendere una grande verità: essere migliori secondo natura significa riuscire ad adattarsi al punto da garantire la prosecuzione della propria specie.
Perciò, vi chiedo: siamo proprio sicuri di essere i “migliori” in questo?
Ognuno è libero di dare la propria risposta senza temere giudizio perché, quello che stiamo tentando di fare in questa sede, è comprendere che tutti facciamo parte di un mondo eccezionale che stiamo spegnendo poco alla volta a causa delle nostre azioni sconsiderate.
Ecco dunque che oggi vorrei parlarvi della nascita, simbolo indiscusso della vita, che prende il sopravvento sulla morte per infondere in tutti noi un po’ di forza e di speranza.
Riproduzione vegetale: un miracolo della natura
Fino a questo momento abbiamo parlato delle piante come esseri viventi in grado di cooperare e di risolvere i problemi vantando l’aiuto di numerose specie animali oltre che di vettori naturali come acqua e vento, elementi che scopriremo essere particolarmente importanti nel processo riproduttivo delle piante.
Anche se nel nostro immaginario sono le api le regine indiscusse nell’arte dell’impollinazione, in realtà, come sempre accade in natura, le cose sono diverse e molto più complicate di come appaiono ai nostri occhi.
Prima di scendere più nel dettaglio, voglio che osserviate con attenzione l’immagine sottostante.

Quello che potete vedere è una riproduzione in sezione verticale di un fiore ermafrodita, dotato di organi riproduttivi maschili e femminili.
Se avete osservato con attenzione, avrete distinto lo stame (apparato riproduttivo maschile) dal pistillo (apparato riproduttivo femminile); durante l’impollinazione i pollini prodotti dallo stame cadono nello stigma raggiungendo l’ovario dove si trovano, per l’appunto, gli ovuli da fecondare.
Di norma, è questo il procedimento che possiamo osservare in tutte quelle piante che praticano l’impollinazione, sia essa allogama o eterogama.
Ritorneremo su questo argomento più tardi perché, per il momento, vorrei concentrare la vostra attenzione su un’altra famiglia di piante che invece compiono un’impollinazione affidata a fattori come acqua e vento e, per questo motivo, definita impollinazione anemogama o anemofila e impollinazione idrogama o idrofila.
È questo il caso di ulivi, pioppi e cipressi che devono produrre un’enorme quantità di pollini (spesso causa delle nostre allergie stagionali) per poter garantire la sopravvivenza della propria specie affidata a vettori tutt’altro che sicuri e precisi poiché soggetti alle più piccole variazioni atmosferiche.

Per tornare all’impollinazione sostenuta da vettori animali (la di cui denominazione cambia a seconda della specie a cui appartiene il vettore), dovete sapere che questa è possibile per tutte le piante appartenenti alla famiglia delle angiosperme (piante dal seme ben protetto da ovario) e delle gimnosperme (piante più facilmente impollinabili perché presentano un seme libero da qualsiasi protezione).
Queste piante presentano fiori unisessuati o ermafroditi e, a seconda di questa loro caratteristica, possono effettuare un’impollinazione allogama (fiori ermafroditi) o eterogama (fiori unisessuati).
Nel caso degli ermafroditi l’impollinazione avviene attraverso la caduta del polline dall’antera, la parte superiore dello stame, direttamente nello stigma; il fiore produce dunque gli zigoti che poi fecondano i suoi stessi semi.
Nonostante questo aspetto possa sembrare estremamente efficace, in realtà, non è particolarmente vantaggioso per la pianta che si ritrova ad avere una variabilità genetica limitata.
Ecco perché, in alcuni casi, le piante con fiore ermafrodita hanno iniziato a mettere in atto una serie di stratagemmi utili a favorire l’impollinazione eterogama volta a garantire una maggiore possibilità di conservazione della specie: alcuni di questi comportamenti sono stati riconosciuti in uno sviluppo asicrono degli apparati riproduttivi oppure nella produzione di fiori unisessuati.
Per tutte quelle piante che non presentano questa necessità, l’attività primaverile principale consiste nel richiamare a sé gli animali per affidare loro il proprio polline.
Attraverso la produzione di un nettare zuccherino e nutriente, queste piante attirano numerosi animali, più o meno grossi, che, in cambio di questa dolce sostanza, prestano il proprio corpo per il trasporto di polline dai fiori maschili a quelli femminili.
Devono fare attenzione, però, tutti questi esseri viventi perché, se il loro lavoro non viene ritenuto impeccabile dalla pianta, quest’ultima diminuisce l’erogazione della propria speciale sostanza zuccherina lasciando che l’insetto si dimentichi facilmente di aver sostato su di essa.
Infatti, l’atto stesso di produrre più nettare o di inserire in esso livelli di caffeina molto elevati è uno stratagemma che viene messo in atto dalle piante per far ricordare all’impollinatore di aver trovato buon cibo che potrà ritrovare anche nell’anno successivo.
Personalmente trovo questo aspetto davvero molto affascinante specialmente perché ci si può rendere conto di quanto siano abili le piante nel manipolare a proprio favore i principi chimici, di cui esse dispongono, con scopo di realizzare i propri interessi.
Nel caso dell’impollinazione per mezzo di primati notturni di dimensioni ridotte, rettili, molluschi o piccoli marsupiali pelosi, si parla di impollinazione zoomorfa che, in condizioni di habitat ridotto come spesso accade nelle isole, può essere esercitata anche da lucertole e gechi, ottimi impollinatori.
È curioso scoprire che l’insetto che nel nostro immaginario rappresenta la regina degli impollinatori, l’ape, non sia l’unica a ricoprire questo fondamentale ruolo in natura; accanto a essa infatti agiscono, oltre agli animali già citatati e quelli che citeremo più avanti, anche bombi, falene, farfalle, ditteri e coleotteri dando vita a quella che i botanici chiamano impollinazione entomogama.

Esiste poi un tipo d’impollinazione detta ornitogama, compiuta da uccelli come il colibrì e latri simili, che proprio per le loro abitudini alimentari, hanno sviluppato un tipo di volo stazionario e una lunga proboscide utile a suggere le grandi quantità di nettare contenute nel lungo cono di fiori dai colori sgargianti come sono quelli delle piante di ibisco, di banano e di cactus.

Più curiosa, forse anche perché meno conosciuta, è l’impollinazione chirotterogama praticata da diverse specie di pipistrelli su fiori di piante, appartenenti alla famiglia delle bobacaceae1, che si schiudono durante la notte.
Come si è già detto, però, non sempre le piante instaurano un rapporto equilibrato di dare-avere con i propri vettori che, in alcuni casi, vengono sfruttati e costretti a mettere a rischio la sopravvivenza della propria specie specie.
È questo il caso dell’orchidea italiana chiamata Ophrys Apifera che, di per sé, sarebbe un fiore ermafrodita, quindi in grado di autofecondarsi eppure, questo splendido fiore sembra preferire un tipo di impollinazione eterogama traendo in inganno, attraverso al produzione di feromoni femminili, i maschi di una specie di imenotteri che vede nel fiore i colori e le sembianze delle proprie partner che, in realtà, rimangono a bocca asciutta.

Arrivati a questo punto abbiamo passato in rassegna i principali vettori che le piante possono utilizzare per compiere l’impollinazione ma manca ancora qualcuno all’appello: l’uomo.
In questo fragile equilibrio l’uomo ricopre un ruolo fondamentale sia in senso costruttivo che distruttivo, purtroppo.
Distruttivo per l’utilizzo sconsiderato di pesticidi ai danni dell’ambiente e in senso costruttivo per le importanti attività di selezione delle specie e di ibridazione delle stesse che permette di mantenere e scoprire una biodiversità fondamentale in natura, per non parlare del ruolo che costui ricopre nel momento in cui si fanno sempre più rare le comparse dei veri impollinatori di cui sopra, non solo a causa dell’uso aggressivo di pesticidi ma anche per il rapido cambiamento climatico di cui l’uomo, vi ricordo, è il principale responsabile.
Ecco che le piante ci dimostrano, ancora una volta, la loro intelligenza e la loro ineguagliabile capacità di adattamento a seconda delle condizioni ambientali in cui si trovano a vivere.
L’impollinazione non è altro che uno dei tanti aspetti della vita quotidiana delle piante che, non dobbiamo dimenticare, sono di fondamentale importanza per il mantenimento della vita sulla terra in cui l’uomo ha un ruolo molto importante e di grande responsabilità, specialmente nel momento in cui, attraverso un uso elevato di pesticidi, uccide e allontana quei preziosi insetti che, ogni primavera, ci regalano fiori sempre nuovi.
Dobbiamo comprendere che il cambiamento climatico ha un impatto devastante su questo fragile gioco di equilibri che non può in alcun modo risultare stonato altrimenti l’intera sinfonia del pianeta inizierà a sgretolarsi: ha già iniziato a farlo.
Una qualche speranza sono sicura che ci sia ancora ma dobbiamo iniziare davvero a cambiare strategia e diventare sostenitori di questa nostra casa comune tanto unica e speciale.
Noemi Veneziani
1 Alberi tropicali che si trovano nel Sud e Centro America, in Africa, Asia e Oceania.
Link utili:
Splendida natura. Un mondo sconosciuto che dobbiamo preservare – Episodio 1
Splendida natura. Un mondo sconosciuto che dobbiamo preservare – Episodio 2
Stefano Mancuso: Libri che parlano di piante
La Nazione delle Piante, Stefano Mancuso, Editori Laterza, 2019
Botanica. Viaggio nell’universo vegetale, Stefano Mancuso, Aboca Edizioni, 2019
Ascolta le melodie create da Deproducers in collaborazione con il professor Mancuso in occasione della realizzazione del volume per Aboca edizioni: Botanica
Video conferenza tenuta dal professor Mancuso in occasione del festival La mente in salute nell’ottobre 2016: Verde brillante – La mente delle piante
Intervento di Stefano Mancuso a Più libri Più liberi il 7 dicembre 2019: L’Europa delle piante
Intervento del professor Stefano Mancuso in occasione del ciclo di eventi presso il teatro di Asparetto (VR) nel luglio 2019: Viaggio nell’universo vegetale
Intervento di Stefano Mancuso a Telecom Italia Group 22 aprile 2020: Il pianeta delle piante
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