Un mondo sconosciuto che dobbiamo preservare
Maggio è ormai iniziato e la vita ritorna rigogliosa e forte: è la rinascita di un intero ecosistema estremamente affascinante e complesso che, con il passare del tempo, ho imparato a guardare con occhi diversi sforzandomi di coglierne la magia e accettarne il mistero.
È affascinante pensare di far parte di tutto questo e arrivare a comprendere che spetta a noi l’importante compito di prenderci cura della nostra casa comune; un ambiente unico nell’universo, capace di ospitare la vita di una moltitudine di specie diverse che riescono a sopravvivere grazie a equilibri perfetti e fragili che noi, con la nostra idea di esseri invincibili e padroni del mondo, stiamo seriamente minacciando.
Imparare ad amare la natura e comprendere di farne parte non è un processo semplice quando si è nati e cresciuti in una società composta da individui che si credono superiori a tutti gli altri ma qualcosa possiamo ancora fare: tornare ad ascoltare, iniziare a rivolgere lo sguardo all’infuori di noi stessi e osservare davvero lo splendido mondo che lotta ogni giorno per la propria sopravvivenza.
Ecco perché, in questo mese di maggio, vi accompagneremo in un viaggio attraverso le meraviglie della natura trattando in particolare il mondo delle piante, un universo nei confronti del quale noi uomini, molto spesso, siamo completamente ciechi.
So che questo concetto potrà sembrarvi strano ma abbiate la pazienza di lasciarmi spiegare e vedrete quanto può essere affascinante e sconosciuto, per noi, questo mondo vegetale.
La poetessa Iolanda Ferraro, con le sue poesie, ci accompagnerà in questa nostra avventura.
Pianeta Terra: una casa comune
Quando ho iniziato a pensare alle tematiche che mi sarebbe piaciuto trattare in questa rubrica durante i mesi primaverili, avevo tra le mani un testo che, per me, è diventato un piccolo scrigno di informazioni tanto difficili da comprendere, a volte, quanto affascinanti.
Il saggio si intitola La nazione delle piante ed è stato scritto dal neurobiologo vegetale Stefano Mancuso – uno dei massimi esperti mondiali in questo campo.
Prima di incontrare il Professore a Milano – in occasione di un Festival dedicato alla musica elettronica e alla sostenibilità a cui ho preso parte nel luglio scorso – non mi sono mai fermata a riflettere su quanto fosse affascinante e complicato il mondo delle piante.
Ebbene, in quell’occasione, immersa nella natura, ho iniziato, poco alla volta, a percepire la vita intorno a me con occhi diversi scoprendone la meraviglia.
In quell’occasione Mancuso ci ha messo di fronte alla complessità della natura rivelando una comunità regolata ed efficiente che riesce a sostenersi grazie alla luce solare e alla cooperazione con numerose specie animali, muschi e funghi.
Le piante sono esseri viventi che, secondo definizione, sono impossibilitati ad abbandonare il luogo in cui nascono (organismi sessili, radicati) a differenza degli animali (organismi animati) che invece possono spostarsi liberamente in cerca di cibo e riparo.
Così, ben radicate al terreno, esse hanno dovuto sviluppare una serie di ingegnose soluzioni per riuscire a risolvere i problemi e difendersi dai nemici sviluppando incredibili doti di resilienza.
Organizzate secondo un sistema orizzontale di suddivisione dei compiti, le piante sono in grado di sopravvivere nonostante bruchi affamati ne divorino le foglie, elefanti in cerca di cibo ne gustino rami interi o, ancora, incendi spaventosi ne brucino la chioma e ne danneggino il fusto all’esterno senza però andare a intaccare la parte interna ancora in vita – è questo il caso delle sequoie secolari che crescono nelle foreste lungo il Pacifico nord-occidentale.
Un altro esempio di quanto sia forte la capacità di ripresa della natura, se lasciata libera di agire, la si può vedere nella fotografia qui sotto: questo è uno scorcio della città ucraina di Chernobyl ripresa decenni dopo il terribile disastro nucleare avvenuto il 26 aprile 1986.

Quello che potete notare è una grande e florida foresta che ha ripreso pieno possesso del terreno che le era stato precedentemente sottratto e, con essa, sono tornati anche gli animali che possono finalmente vivere indisturbati in un’area che non verrà più toccata dagli umani per tanto tempo.
Nonostante questo aspetto straordinario delle piante, noi uomini siamo in grado di sottoporre loro così tanto lavoro da comprometterne l’intera struttura.
Oggi, più della metà delle foreste presenti sul Pianeta Terra sono andate distrutte e questo, come vi mostrerò a breve, non è solo un problema di tutti gli animali che dipendono in modo più diretto dalle piante; anche gli esseri umani ne subiscono le conseguenze poiché mai nessun essere vivente ha avuto la forza e la capacità di sconvolgere un intero ecosistema, a parte noi homo sapiens sapiens, ovviamente, nel giro di 15 mila anni.
Antropocene, è così che gli scienziati hanno definito l’era geologica in cui stiamo vivendo: l’era dell’uomo, un animale che ha saputo rovesciare interi ecosistemi costringendo le piante e gli animali a compiere migrazioni in cerca di luoghi più adatti alla loro sopravvivenza.
Ecco perché si verificano eventi naturali così violenti in parti del mondo in cui questi fenomeni sono sempre stati sconosciuti ed ecco spiegata anche la comparsa di nuove specie animali e vegetali in luoghi in cui non si sono mai visti prima.
Dobbiamo fare tesoro di questo fatto perché ci dimostra l’incredibile capacità di altri esseri viventi di adattarsi ai cambiamenti e, in particolare, ci fa vedere che anche le piante, che siamo comunemente abituati a percepire come esseri privi di intelligenza e non troppo utili, ricoprono un ruolo fondamentale per la nostra sopravvivenza e per la sopravvivenza dell’intero pianeta costituendo l’anello fondamentale tra l’energia solare e la vita sulla Terra.
Per comprendere meglio questo concetto, dobbiamo partire dal presupposto che le piante sono forme viventi che sentono e che sono in grado di percepire il mondo intorno a loro.
A differenza degli animali che sfruttano apparati specifici per percepire odori, rumori e sapori, le piante riescono a fare tutto questo utilizzando il loro intero corpo infatti, per assicurarsi la sopravvivenza, esse sono totalmente prive di organi singoli o doppi preferendo una costituzione di segmenti identici, tutti ugualmente capaci di svolgere le stesse funzioni: le piante sono esseri viventi divisibili!
Come spero stiate iniziando a comprendere, tutto, nel meraviglioso Pianeta Terra, funziona secondo regole ben precise: senza il sole non c’è energia per le piante e senza le piante non c’è possibilità di vita e senza quest’ultima le piante non possono trarre i vantaggi che permettono loro di spostarsi (attraverso l’impollinazione) e di difendersi (grazie alla cooperazione con altre specie viventi).
Un ciclo perfetto che inizia dalle verdi foglie per poi proseguire lungo il tronco e riversarsi nel terreno sottostante.
Grazie alla fotosintesi, le piante sono in grado di catturare grandi quantità di anidride carbonica presente nell’atmosfera ricavandone nutrimento (zuccheri) e producendo il materiale di scarto più importante per tutti gli esseri viventi: l’ossigeno.
Grazie al lavoro compiuto dalle piante e dai piccoli esseri fotosintetici presenti sotto la superficie dell’acqua, il carbonio viene trasformato in carbone e petrolio che, trattenuto sotto la crosta terrestre, permette a tutti gli esseri viventi di respirare aria pulita.
Ma cosa accade se invece di utilizzare energie rinnovabili si riportano alla luce quel carbone e quel petrolio (carburanti fossili) rimasti a dormire per tanti secoli?
Quello che si verifica è una presenza talmente tanto alta di anidride carbonica libera nell’atmosfera da non riuscire a essere efficientemente assorbita né dalle piante né dagli oceani che, in condizioni normali, catturano all’incirca il 30% del carbonio trasformandolo in bicarbonato o carbonato.
Di conseguenza, se le quantità di carbonio emesse nell’atmosfera superano di gran lunga quelle standard, quello che accade è un aumento delle temperature e un’acidificazione dell’acqua che provoca lo sbiancamento dei coralli: in queste condizioni, diversi ecosistemi marini e terrestri iniziano a subire tragici cambiamenti.
Ma quello che sta accadendo oggi non è un avvenimento unico nel suo genere.
Quattrocentocinquanta milioni di anni fa, la Terra era un luogo davvero ostile in cui vivere a causa dei livelli di carbonio libero in atmosfera che, essendo estremamente alti, rendevano l’aria irrespirabile.
Solo poche specie riuscivano a sopravvivere in una simile condizione ma, a un certo punto, ecco comparire le piante che, come un deus ex machina, hanno iniziato a catturare le molecole di carbonio sostituendole con l’ossigeno.
In centinaia di anni, questi grandi esseri viventi sono riusciti a ripulire l’aria e creare un ambiente adatto a ospitare la vita.
Questo significa che lasciar svolgere alle piante l’arduo compito di ristabilire un equilibrio potrebbe forse costituire la soluzione a questa condizione di riscaldamento globale sviluppatosi in un tempo – un unico secolo – mai registrato prima.
Per realizzare questo piccolo miracolo, però, c’è comunque bisogno della cooperazione da parte di ciascuno di noi.
Ridurre i consumi, incrementare l’utilizzo di energia rinnovabile, riempire di piante le città, i tetti e le facciate delle case e non rubare altro terreno alle foreste e ai boschi per guadagnare spazio a favore delle città o dell’agricoltura – pensate che l’essere umano, attraverso i suoi eccessivi consumi, rilascia in atmosfera una quantità di anidride carbonica cento volte più alta rispetto a quella liberata dall’attività vulcanica.
Dobbiamo imparare a convivere con il mondo vegetale, da sempre posizionato alla base del sistema naturale, iniziando a comprenderne l’importanza primaria per la sopravvivenza di tutte le forme di vita sulla Terra.

«La deforestazione dovrebbe essere trattata come un crimine contro l’umanità, e punita di conseguenza. Perché è di questo che realmente si tratta. L’intangibilità delle foreste e il loro mantenimento in vita, così come l’obbligo di mantenere intatti suolo, aria e acqua, dovrebbero trovare posto nelle costituzioni di tutti gli Stati, non solo in questa nostra costituzione della Nazione delle Piante»1
Non dobbiamo infatti dimenticare che, a differenza degli animali posizionati all’apice del sistema naturale secondo la teoria proposta dal biologo Linneo nel Settecento, le piante, nei millenni, hanno sviluppato una straordinaria capacità adattativa – plasticità fenotipica – che le rende di gran lunga più efficienti e adattabili di molti altri esseri viventi.
Questa particolare abilità permette loro di rimpicciolire o ingrandire il proprio corpo a seconda dei nutrienti a loro disposizione.
Capite bene quanto sia prezioso questo aspetto in un mondo che sta, poco alla volta, consumando tutte le proprie risorse; c’è chi riesce ad adattarsi e a sopravvivere e chi, invece, fatica un po’ di più per riuscire in questa difficile impresa.
La natura non fa sconti e sa essere anche spietata nel momento in cui mette alla prova i suoi ospiti obbligandoli a compiere dei passi evolutivi di adattamento.
A tal proposito, prima di proseguire e di addentrarci ancora di più nel magico mondo vegetale, è bene sfatare un altro mito: la legge del più forte secondo cui, in natura, è il più arrogante, il più grosso e il più cattivo ad avere la meglio, è stata profondamente fraintesa dai darwinisti sociali che, nella seconda metà del XIX secolo, hanno manipolato la teoria di evoluzione darwiniana per dare giustificazione all’organizzazione gerarchica su cui si basa tutt’ora la nostra società.
Come abbiamo visto in questo lungo e difficile articolo, e come avremo modo di vedere nei prossimi interventi, la natura è un organismo vivente estremamente complesso e in continuo mutamento in cui non può essere il più forte o il migliore a sopravvivere bensì il più adatto, come le piante che sono capaci di incredibili mutamenti quando il caso lo richiede.
Credo che noi esseri umani dovremo essere un po’ più umili e dare maggiore spazio a tutto il resto della vita che, insieme a noi, costituisce l’intera biomassa2 del Pianeta Terra composta per il 97,5% dalle piante (le stime divergono su questo valore che può variare dall’80% al 97,5%) e per il 2,5% da animali.
Come sempre, vi invito a consultare i link che trovate alla fine dell’articolo per approfondire il tema trattato e per trovare riscontro con le informazioni di carattere scientifico presenti nell’articolo.
1 La Nazione delle Piante, Stefano Mancuso, Editori Laterza, 2019, p.93
2 Insieme di organismi vegetali o animali presenti in una data quantità in un determinato ambiente.
Noemi Veneziani
Link utili:
Stefano Mancuso: Libri che parlano di piante
La Nazione delle Piante, Stefano Mancuso, Editori Laterza, 2019
Video conferenza tenuta dal professor Mancuso in occasione del festival La mente in salute nell’ottobre 2016: Verde brillante – La mente delle piante
Intervento di Stefano Mancuso a Più libri Più liberi il 7 dicembre 2019: L’Europa delle piante
Intervento del professor Stefano Mancuso in occasione del ciclo di eventi presso il teatro di Asparetto (VR) nel luglio 2019: Viaggio nell’universo vegetale
Intervento di Stefano Mancuso a Telecom Italia Group 22 aprile 2020: Il pianeta delle piante
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