Anteprima non editata |
CAPITOLO PRIMO
1985
Entrò sfinito sotto le lenzuola, coprendosi fino al mento. Sarebbe stata una lunga nottata. Spense la luce, si coricò sul fianco e, contro ogni previsione, si addormentò di colpo.
Eccolo di nuovo lì, di fronte a quella grande casa sconosciuta. Chissà se esisteva realmente o era solo frutto della sua immaginazione. Ne osservò per l’ennesima volta l'ingresso: tre gradini di legno scuro separavano la strada dalla veranda. L’angolo destro era occupato da un vecchio dondolo in ferro che aveva sicuramente visto giorni migliori. I due cuscini giacevano ammuffiti uno sopra l’altro, abbandonati a se stessi. Il telo che ricopriva la decrepita struttura, era strappato in numerose strisce, come se qualcuno si fosse divertito a tagliarlo con un coltello. Girò la testa dall’altra parte e vide solo desolazione. Un tavolino rotondo era stato appoggiato sotto la finestra. Le gambe stavano ormai cedendo sotto il peso del piano, costernato dalle innumerevoli macchie circolari appiccicose, segno che il proprietario non era molto avvezzo all’uso del sottobicchiere. A lato di esso, una sedia della stessa fattura era appoggiata alla parete,il segno sul muro mostrava il punto preciso dove la spalliera aveva sbattuto centinaia di volte ed era circondata da mozziconi di sigaretta.
Salì senza fretta i gradini, che scricchiolarono sotto i suoi piedi. Posò lo sguardo sulla targhetta appesa accanto alla porta: le ragnatele che la ricoprivano ne oscuravano il contenuto. Quando le scostò con le dita, un ragno gli camminò stizzito sul dorso della mano. Se lo scrollò di dosso con un gesto nervoso, osservandolo rintanarsi tra le fessure delle mattonelle. Che schifo! Chissà se era ancora abitata quella baracca: da quel poco che aveva visto, non c'era anima viva. La targhetta segnava la scritta 312 Roosevelt Street. Non era di aiuto, poteva trovarsi ovunque. Provò a spiare attraverso le finestre, ma la visuale era oscurata da pesanti tende. Non rimaneva che la porta. La zanzariera era stata scardinata e lasciata appoggiata. Non sarebbe servita comunque a molto: della fitta rete ne rimaneva solo qualche pezzetto attaccato al telaio. Si accorse solo adesso che la porta era socchiusa. Sbirciò incuriosito dalla fessura, ma dentro regnava il buio più fitto. Aprì con cautela e introdusse la testa. Nessuno in vista. Cercò a tastoni l’interruttore della luce, trovandolo quasi subito. «Che casino!» Esclamò esterrefatto. Sembrava essere passato un uragano lì dentro. In soggiorno, il televisore era stato scaraventato in terra, producendo un mare di vetri. Cosa poteva essere successo? Forse un furto? Era presto per scoprirlo. Chiunque avesse combinato quel casino, si era accanito anche sulla cucina. Il tavolo era ribaltato e le sedie rovesciate. L’intero contenuto dei cassetti era stato riversato sul pavimento. Cosa avevano cercato di così tanto importante? Frugò nel cumulo di frammenti ai suoi piedi: piatti, bicchieri, qualche posata, niente di più. A giudicare dalle macchie di sangue rappreso sulla mobilia, qualcuno doveva essersi ferito. Non c’era nient’altro di interessante lì. Un vecchio aspirapolvere dormiva sotto la caldaia, mentre piccoli vasi sopra il davanzale riflettevano la loro ombra attraverso la luce della lampadina.
Visto l’arredo, i proprietari non dovevano essere giovani. Tornò verso l’ingresso. Cosa ci faccio qui? Aprì la porta per andarsene ma un particolare attirò la sua attenzione: il riflesso del sole illuminò l’imponente scalinata alle sue spalle. Notò con stupore la moquette piena di orme. Richiuse dolcemente la porta e accese la luce ai piedi della rampa. La scia di impronte arrivava al piano di sopra. Qualunque cosa fosse successa in quella casa, la risposta era lassù. Si fece coraggio e, dopo un lungo sospiro, salì il primo gradino.
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Giulia –
La copia non editata di questo romanzo mi è piaciuta molto, già a partire dal titolo… Mi ha incuriosito fin da subito il tema della rinascita e della morte e il fatto che la trama sia sempre così incalzante e “in bilico”. L’ho divorato in tre giorni! I personaggi sono molto ben delineati e non ho potuto fare a meno di affezionarmi a Dan e a nonno Jack. Lo consiglio a chiunque abbia voglia di immergersi in una storia particolare e ricca di azione e colpi di scena ma anche di tante riflessioni. Definerei Metempsicosi un thriller molto profondo. Straconsigliato.